Loose Balls

I record della NCAA: McDaniel, Gathers e Thomas

Nella storia della NCAA basketball (National Collegiate Athletic Association), solamente tre giocatori hanno condotto il campionato universitario in punti e rimbalzi nelle stessa stagione Continua a leggere

Standard
Loose Balls

1976, Larry Kenon degli Spurs recupera 11 palloni

Topps 1979/80 (Topps Company Inc.)

26 dicembre 1976, Kemper Arena, Kansas City. Durante l’incontro tra San Antonio Spurs e Kansas City Kings – vinto dagli Spurs per 110-105 -, Larry Kenon, poderosa ala forte neroargento, recuperò ben 11 palloni Continua a leggere

Standard
Loose Balls

I migliori “terzi e quarti uomini” nella pallacanestro (parte 1)

Nella storia della pallacanestro le grandi squadre hanno avuto spesso coppie o terzetti di stelle di eguale o simile caratura. Si pensi a Michael Jordan e Scottie Pippen, a Shaquille O’Neal e Kobe Bryant, o Larry Bird, Robert Parish e Kevin McHale, o John Stockton e Karl malone. Spesso però ci sono stati anche grandi giocatori che si sono collocati, magari in una particolare fase della propria carriera, subito dopo le grandi coppie o i vari Big Three. A volte titolari, a volte uscenti dalla panchina, eccone alcuni.

Jeff Hornacek (guard)

Hornacek, giocatore di un’intelligenza cestistica sopraffina, ha speso una carriera tra Sixers, Suns e Jazz. A Salt lake City era il terzo uomo dietro a John Stockton e Karl Malone. Sempre presente, con incredibile costanza, ha fornito un continuo supporto ad una delle coppie di giocatori più forti di sempre. Difficilmente gli Utah Jazz avrebbero potuto dominare gli anni ’90 senza l’apporto del’ex giocatore da Iowa State University.

Dennis Rodman (forward)

Rodman, uno dei più grandi difensori di sempre, è stato la terza stella dei Chicago Bulls del triennio 1996-1998, ma prima, quand’era ai Detroit Pistons (1986-1993), è stato un “quarto uomo” extra lusso dietro a Isiah Thomas, Bill Laimbeer e Joe Dumars. Rimbalzi, difesa da manuale e una quantità di energia fuori dal comune. Senza The Worm a cancellare dal campo i migliori attccanti avversari difficilmente i Pistons avrebbero ottenuto un back-to-back nel 1989-1990. In seguito, terza stella, insieme a Jordan e Pippen, nel secondo Thre-peat dei Chicago Bulls.

Mario Elie (guard)

Elie, guardia giramondo da Brooklyn, dopo le esperienze in CBA, Portogallo e Irlanda, è diventato una delle più affidabili guardie in uscita dalla panchina. Grande protagonista nei due titoli degli Houston Rockets, dove era la spalla ideale per Hakeem Olajuwon, Clyde Drexler e Kenny Smith. Dopo la partenza del bizzoso Vernon Maxwell il suo ruolo ebbe ancora più rilevanza. Nel 1999 terzo titolo, da guardia titolare, negli Spurs di Duncan e Robinson.

Stacey Augmon (forward)

Augmon, soprannominato The Plastic Man, ha avuto una lunga (1991-2006) e solida carriera NBA, ma è nella NCAA, a University of Nevada Las Vegas (UNLV) che Augmon è stato un terzo uomo perfetto. Allenato da Jerry Tarkaninan, era la spalla ideale per i leader dei Running Rebels Greg Anthony a Larry Johnson. Nella NBA ebbe 5 stagioni molto buone ad Atlanta, poi il suo rendimento subì un calo importante, tanto da relegarlo al ruolo di gregario ai Blazers, Hornets e Magic.

Stacey Augmon a UNLV (source tumblr)

Ron Harper (guard)

Dopo essere stato per anni l’alternativa volante a Michael Jordan, la carriera di Harper subì una battuta d’arresto a causa di diversi problemi fisici. Dopo aver giocato a Cleveland e Los Angeles, sponda Clippers, a Chicago, sotto la guida di coach Phil Jackson, Harper è diventato un difensore asfissiante, la miglior spalla possibile per MJ bel backcourt dei Bulls. Dopo il trio Jordan-Pippen-Rodman – in parte insieme a Toni Kukoc – è stata uno delle chiavi dei successi del secondo Three-peat di Chicago. Lasciati i Bulls, è riuscito a vincere altri due titoli come veteranissimo nei Lakers di Bryant e O’Neal.

Maceo Baston (forward)

Baston non ha avuto una carriera NBA particolarmente esaltante tra Toronto Raptors, Indiana Pacers e Detroit Pistons, ma in Europa – soprattutto al Maccabi Tel Aviv – per qualche anno è stato un vero e proprio fattore. Giocatore non particolarmente tecnico ma atleta di livello incredibile, le sue giocate di pick and roll con Sarunas Jasikevicius fanno parte dell’immaginario dell’Eurolega del decennio scorso. Dopo i Big Three Anthony Parker, Nikola Vujčić e Jasikevicius, l’atletismo e la fisicità di Baston sono stati una delle chiavi principali delle 2 Euroleghe conquistate dal Maccabi nel 2004 e 2005.

Baston in maglia Joventut Badalona (Francesc Adelantado photo, Marca)

Anthony Mason (forward)

Mason, giocatore duro e muscolare, è stato per 5 stagioni (1991-1996) il quarto moschettiere dei New York Knicks insieme a Patrick Ewing, Charles Oakley e John Starks. Quando Pat Riley era il coach di NewYork, ed erano in campo insieme, Ewing, Oakley e Mason formavano una della front-line più fisiche di sempre. In seguito, sotto Don Nelson, Mason divenne una sorta di point-forward, data la sua grande capacità di palleggio e la sua eccelsa visione di gioco. scambiato con Larry Johnson, si trasferì agli Hornets dove divenne invece una delle stelle della squadra. Prima di ritirarsi, una grande annata ai Miami Heat e un discreto biennio ai Bucks.

Robert Horry (forward)

Horry, soprannominato Big Shot Rob,  è stato un grande terzo e quarto uomo in tutte le squadre in cui ha giocato. Sin da rookie agli Houston Rockets, poi ai Lakers e agli Spurs, le sue triple e la sua difesa sono state fondamentali per vincere titoli NBA. Mai la stella della squadra, ma sempre al servizio delle stelle, senza di lui Duncan, Bryant, O’Neal e Olajuwon avrebbero qualche anello in meno. Ha concluso la carriera dopo 18 stagioni e 7 titoli NBA.

Bill Cartwright (center)

Dopo 8 stagioni ai New York Knicks, Cartwright fu scambiato e giunse ai Chicago Bulls in cambio di Charles Oakley. La cosa non fece piacere a Michael Jordan, grande amico di Oakley, ma rese i Bulls una squadra più adatta a competere per il titolo. Cartwright è stato così il quarto uomo fondamentale, dopo il trio Jordan-Pippen-Grant, nel primo Three-peat dei Bulls (1991, 1992,1993). Concluse la carriera nel 1995 ai Seattle SuperSonics.

Zoran Sretenovic (guard)

Sretenović, playmaker serbo con una lunga militanza nei campionati d’Europa, è stato una costante nel Three-peat d’Eurolega della Jugoplastika (1989, 1990, 1991). Dopo Toni Kukoc, Dino Radja e Duško Ivanović – e Zoran Savic nell’ultimo titolo -, è stato il giocatore di supporto sempre presente nelle tre edizioni delle final four vinte dalla squadra di Spalato. Nella finale del ’91 rimase in campo per tutti i 40 minuti.

Sretenovic in maglia Olympique d’Antibes (source Starstory)

(top image: source ESPN, photo by Otto Greule Jr./Getty Images)

BOLO

Standard
sport

I migliori atleti con il numero 40

sportTra le varie leghe professionistiche è la NBA ad aver avuto più rappresentanti degni di nota con il numero 40 sulla schiena: Bill Laimbeer, Shawn Kemp, Kurt Thomas, Udonis Haslem (l’unico tuttora in attività), Willie Anderson, Calbert Cheaney e Dave Corzine tra gli altri, ma il miglior 40 di sempre però appartiene alla NFL.

Gale Sayers (running back)

“The Kansas Comet”, Gale Sayers è decisamente il miglior numero 40 di sempre, ogni sport, anche se purtroppo ha avuto una carriera terminata in anticipo causa infortuni. Dopo il college a Univeristy of Kansas, Sayers fu scelto come 4° assoluto nel draft 1965 dell’American League dai Chicago Bears, squadra in cui poi ha militato per tutta la carriera. Già nella sua stagione da rookie mise a segno un record NFL di 22 touchdown e gudagnò 1.374 yard dalla linea di scrimmage e 2.272 yard totali. Pareggiò anche il record di Ernie Nevers e Dub Jones per maggior numero di touchdown segnati in una partita (6) e venne unanimamente premiato come Rookie of the year. Nella seconda stagione, malgrado fosse diventato oggetto di attenzioni speciali da parte delle difese avversarie, Sayers guidò la lega con 1.231 yard corse, a una media di 5,4 yard corse con 8 touchdown. Guidò i Bears in ricezioni con 34, 447 yard ricevute e altri 2 touchdown. Si superò anche nei ritorni, mantenendo una media di 31,2 yard a ritorno e 2 touchdown. Stabilì inoltre un nuovo record NFL con 2.440 yard totali e vinse il primo di tre titoli consecutivi di MVP del Pro Bowl. Nell’ultima stagione di George Halas come allenatore, Sayers continuò a migliorare ancora. Dopo le prime gare nove gare della stagione 1968, Sayers guidava la NFL in yard corse – terminò con 856 yard a una stratosferica media di 6,2 yard a corsa – ma tuttavia la sua stagione terminò prematuramente poichè si ruppe i legamenti del suo ginocchio destro. Nel 1969 Sayers guidò ancora la NFL con 1.032 yard ma perse un pò della sua velocità fulminea, mentre nel 1970 un secondo infortunio al ginocchio, questa volta al sinistro, lo fermò nuovamente e definitivamente, nonostante un breve tentativo di rientro nel 1971. I record di Sayers includono anche il maggior numero di touchdown segnati in una stagione da rookie (22 nel 1965), il maggior numero di touchdown in una partita (6), la più alta media di yard ritornate da kickoff in carriera (30,56) e il maggior numero di touchdown segnati su ritorni in una partita (2).

4 Pro Bowl (1965, 1966, 1967, 1969)
5 All-Pro (1965–1969)
3 MVP del Pro Bowl (1966, 1967, 1969)
Rookie of the year (1965)
Formazione ideale della NFL degli anni ’60
Formazione ideale del 75º anniversario della National Football League
Numero 40 ritirato dai Chicago Bears
Pro Football Hall of Fame
College Football Hall of Fame

Gale Sayers, Topps 1971

Bill Laimbeer (center)

Laimbeer, dopo il college a Notre Dame University (1975-1979), fu scelto al 3° giro del draft del 1979 dai Cleveland Cavaliers. Trascorse un anno in Italia giocando per il Basket Brescia, poi si aggregò ai Cavs, con cui giocò una stagione intera e parte della seconda, prima di essere spedito a Detroit. Nella motortown avvenne la svolta nella carriera di Laimbeer, che con i Pistons sarebbe rimasto fino al 1993. Laimbeer era un centro di 2,11, grande rimbalzista, con un ottimo tiro dalla media e dalla lunga distanza, che però si mise in luce soprattutto per uno stile di gioco ultra-agonistico, infarcito di  grande difesa – ai limiti, e spesso oltre, il lecito -, enforcing, senza però rinunciare ad essere determinante anche in attacco. Insieme ad Isiah Thomas, sotto coach Chuck Daly, furono i “padri fondatori” dei Bad Boys di Detroit, squadra che ha letteralmente “squartato” gli avversari tra la metà degli anni ’80 e i primi anni ’90. Il suo ex compagno di squadra Dennis Rodman, in uno dei sui libri, descrisse Laimbeer con una frase perfetta, “He (Laimbeer) was more than a thug, but that’s what he’ll be remembered for”. E’ stato, senza ombra di dubbio, uno dei giocatori più odiati di sempre da avversari e tifosi avversi, mentre a Detroit era letteralmente venerato. Con i compagni di reparto Rick Mahorn, John Salley e Dennis Rodman ha formato una delle front-line più fisiche e dure di sempre, ricorrendo spesso a giocate ben oltre il limite del lecito. Nel corso dei suoi 14 anni di carriera, Laimbeer ha riportato medie da 12,9 punti e 9,7 rimbalzi a partita, è stato miglior rimbalzista della lega nel 1986 e ha segnato oltre 10.400 punti in carriera. Al college indossava il numero 52, mentre ai Cavs indossò la 41.

2 NBA Champion (1989–1990)
4 NBA All-Star (1983–1985, 1987)
NBA rebounding champion (1986)
#40 ritirato dai Detroit Pistons

Bill Laimbeer (The Sporting News Collection Archives)

pagina successiva>>>

Standard
Loose Balls

Genesi dei nomi delle squadre NBA

Simmenthal, Messaggero, Squibb, Kinder, Stefanel, Benetton. In Italia siamo abituati ad identificare le squadre di pallacanestro col nome dello sponsor Continua a leggere

Standard
sport

I migliori atleti con il numero 31

sport

I migliori atleti cha hanno indossato la maglia numero 31? Ecco i miei favoriti.

Reggie Miller (guard)

Reggie Miller ha giocato 18 stagioni nella NBA, tutte con la maglia degli Indiana Pacers, e dal suo ritiro, lo stendardo con il numero 31 è appeso al soffitto della Conseco Fieldhouse di Indianapolis. Dopo il college a UCLA (numero 31 ritirato anche al college), fu scelto dalla squadra dell’Indiana nel draft del 1987. Nella stagione da rookie Miller giocò una solo partita in quintetto, ma dalla stagione successiva il suo apporto alla squadra aumentò in maniera importante. Il secondo anno partì titolare in 70 partite e segnò oltre 1000 punti (16 punti di media). La terza stagione, 1988/89, Miller, ormai titolare fisso, esplose letteralmente segnando oltre 24 punti a partita e imponendosi come uno dei migliori attaccanti della lega. Da allora ha segnato oltre 1000 punti a stagione per oltre 14 anni di fila, con unica eccezione la stagione 1998/99 del lockout, in cui Miller era in media coi punti segnati ma si giocarono solo 50 partite. E’ considerato uno dei migliori tiratori nella storia del gioco. Maestro del trash talk, rimangono leggendari, a parole e sul campo, i suoi duelli con New York Knicks – e Spike Lee – e Michael Jordan. Dimenticavamo, è il fratello di Cheryl Miller, una delle migliori giocatrici di pallacanestro di sempre, per cui in casa era decisamente il numero 2.

NBA All-Star (1990, 1995–1996, 1998, 2000)
All-NBA Third Team (1995–1996, 1998)
J. Walter Kennedy Citizenship Award (2004)
All-Pac-10 First Team (1986/87)
Pac-12 Hall of Honor
25,279 career points
2,560 career three-pointers (2nd all-time)
2-time NBA single season leader in three-pointers (’92/93 e ’96/97)

Reggie Miller rookie (Peter Travers photo)

Mike Piazza (hitter)

Mike Piazza, scelto dai Los Angeles Dodgers nel draft 1988, è uno dei migliori atleti della NHL ad aver indossato la maglia numero 31. Non un talento naturale, nel tempo si è imposto come uno dei migliori battitori (hitter) della lega. Da molti è considerato uno dei migliori hitting catcher nella storia della Major League Baseball. Piazza è all-time leader in home runs nella posizione di catcher con 415, e detiene una percentuale in battuta di .309. Dal 1998 al 2005 ai New York Mets, è stato a lungo il miglior gi0catore delle squadra, anche se statisticamente la sua miglior annata è stata la stagione 1997 con i Dodgers. Piazza ha anche cittadinanza italiana e nel 2006 ha giocato tre gare con la Nazionale.

12 MLB All-Star Game
10 Silver Slugger Award
1 NL Rookie of the Year
1 MLB All-Star Game MVP

Mike Piazza, Upper Deck card

Jim Taylor (fullback)

Per quanto riguarda la NFL, ci sono stati almeno tre “grandi” numeri 31, Roy Williams, Priest Holmes, e Jim Taylor. Io ho scelto quest’ultimo. Taylor ha giocato come fullback nel peridodo d’oro dei Green Bay Packers, da molti considerata la più grande squadra di sempre. Coi Packers ha vinto la NFL nel 1961, 1962 e 1965, e il Super Bowl I. In dieci anni di carriera, uno ai New Orleans Saints, Taylor ha messo insieme statitische importanti: 8,597 rushing yards, 83 touchdown, 1,000-yard rushing per cinque stagioni consecutive (1960/64).

First Team selection – All-SEC 1957 Associated Press, UPI
First Team selection – All-American 1957 Football Writers Association of America
MVP Senior Bowl (1958)
5 Pro Bowl (1960/61/62/63/64)
6 All-Pro selection (1960/61/62/63/64/66)
NFL champion (1961/62/65/66)
1 Super Bowl champion (I)
AP NFL MVP (
1962)
NFL 1960s All-Decade Team
Packers Hall of Fame

Jim Taylor, vintage card

pagina successiva>>>

Standard
sport

I migliori atleti con il numero 12

sport

I migliori atleti ad indossare il numero 12? Ne ho selezionati 12 rispetto all’impatto avuto nelle proprie discipline, ma la scelta non è stata facile o scontata Continua a leggere

Standard